Diritti e giustizia? Sì, ma solo se sei arian@.

di Olly

A Roma, proprio ieri, è iniziato lo sgombero del Casilino 900, il più grande campo Rom di Roma, quello storico, nel senso che storicamente è il simbolo del male della capitale. Gli sgomberi, di cui quello di ieri è solo il primo di una serie, sono il risultato di una politica promossa dal fascista Alemanno, politiche denunciate severamente da molte onlus che promuovono i diritti umani, una tra tutte  Il  Gruppo EveryOne, che ha cercato di richiamare l’attenzione su ciò che in Italia sta succedendo alle popolazioni tsigane. Da Bruxelles, quando la stessa onlus denunciò l’attuale legge che regolamenta l’immigrazione, (legge numero 94/2009) non giunse alcuna risposta. 

Figurarsi ora.
Il  Comune di Roma ha speso venti milioni di euro per distruggere le case dei Rom, per riadattare gli stessi campi a ghetti presidiati dalla polizia ventiquattro ore su ventiquattro.
Ovviamente a nessuno è importato nulla  quando, ieri, a Roma, è iniziata questa distruzione selvaggia, la stessa notizia data da Repubblica.it è un elogio ad Alemanno, praticamente, che non dà realmente nessuna informazione.

La realtà è ben diversa da come la vogliono raccontare Repubblica e i suoi amici: la realtà è che, oltre alla distruzione delle loro case, i Rom verranno condotti in posti presidiati, come se il vostro condominio, all’entrata e all’uscita avesse un cordone di polizia. Inoltre nei nuovi ghetti non potranno entrare persone non-Rom, si dovrà rispettare il cosiddetto "patto di socialità" (il solo nome fa rabbrividire): ogni campo avrà regole autonome dagli altri, da rispettare.

Non stupisce che questa cosa sia avvenuta per mano di Alemanno e del suo amico Pecoraro, che hanno imbrattato, anche abusivamente, le periferie di Roma con dei bei cartelloni in cui si vantavano della loro fascio-impresa.

Stupisce però che tutte quelle voci che ultimamente si levavano a favore di una giustizia più severa e meno personale per il presidente del Consiglio, abbiano però miseramente taciuto di fronte ad una così grande violazione dei diritti umani basilari. Non che non sapessero. La notizia ha circolato per parecchio. 

La sensazione è che ai vari Travagli e Santori, per rimanere nella sfera del giornalismo giudiziario, piace molto usarelo strumento giudiziario per la lotta sociale, strumento che però non vale più se si tratta di una lotta per i diritti. 

Dove sono tutti questi bravi giornalisti, (bravi perchè sono tanto abili a leggere liste di reati) quando c’è da difendere persone i cui corpi vengono usati come scudi per nascondere il proprio passato fascistoide?

Ché, forse, i giornalisti di cui sopra non sanno, o fingono di non sapere, che i Rom sgoberati finiranno in situazioni ben peggiori di quelle in cui vivevano prima di lasciare questi campi? Non sono interessati a ciò che avviene nei CIE?

Pare che ci sia una linea, molto netta, che non vuole essere superata da queste persone, la linea che divide i "bravi e onesti cittadini" da quelli per cui questa nozione, "cittadino", vale un po’ meno. 

Quanti, tra quei Rom, sono italiani?

Non dimentichiamoci, comunque, che questo tipo di giornalismo si occupa anche di fornire, puntuale una volta a settimana, il servizio sul povero negretto sfruttato. Si preferisce un negro ad un altro. 

Si è preferito Rosarno, ai Rom. Non perché gli sfruttati di Rosarno fossero più simpatici dei Rom, ma perché Rosarno poteva far parlare di quanto fosse poco efficiente una certa politica al Sud nel contrastare la mafia. 

Quei migranti non saranno più interessanti, tra una settimana. Come non lo sono più stati i Rom dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani, che ha permesso al fascio Alemanno di stare in Campidoglio. In maniera differente, la storia si ripete inesorabile, e la riflessione – fateci caso – si sposta sempre dalle politiche sociali carenti che si ripercuotono sull’emarginat@ di turno, alla vicenda giudiziaria di colui o colei che non attua queste politiche sociali, che finisce per scadere in un certo moralismo anche un po’ forcaiolo e sterile.

Vi dico come la penso: le persone non sono "emergenza". Le persone non ruotano attorno alla figura di un politico, che fa o non fa delle cose. Le persone hanno dei diritti, ne devono poter godere totalmente. E la godibilità degli stessi non dipende dal voto, o almeno non solo da esso. Dipende anche dal cambiamento della nostra percezione: una rivoluzione personale, che parte da un bisogno di cambiamento nel sentire una realtà con cui si è a contatto. 

Iniziare da qui, è iniziare a considerare in modo diverso Periferica.

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