Non torneremo più ad essere figl* della lupa

di Olly.

Simonetta Salacone, preside della scuola elementare Iqbal Masih di Centocelle, popoloso quartiere multietnico di Roma, ex candidata alle europee del 2008 per SeL, ha deciso di non far celebrare la giornata delle foibe nella sua scuola.

Come da tradizione.

Da quest’anno invece, grazie alla ministra giorgetta e al virilissimo sindaco di Roma, e con la straordinaria partecipazione dell’assessore alle Politiche Giovanili marsilio, le scuole hanno celebrato questa giornata. 

Niente di male fin qui. Se non che la Preside Salacone, che già in passato si era rifiutata di far celebrare a scuola i patriottissimi due minuti di silenzio per i soldati morti in Afghanistan, è stata duramente attaccata dal sindaco, e probabilmente verrà destituita dal suo incarico di preside, perché si è rifiutata di parlare in un certo modo di una tale tragedia. 

Ha fatto bene, anzi benissimo, a mio parere, a non parlarne. Non perché sia un tabù: parliamone delle foibe, eccome. 

Ma, io mi chiedo, se esiste solo un discorso politico e non uno storico (e quel poco di discorso storico che c’è è ancora in progress), com’è possibile presentarlo a bambine e bambini tra i sei e i dieci anni? Il tutto si sarebbe ridotto ad una "giornata dell’odio", in cui non si sarebbe veicolato nient’altro che un messaggio, e cioè quanto sono cattivi i comunisti, tormentone di moda da un po’ di tempo a questa parte. 

La Salacone ha fatto bene a non esporre i suoi alunni e le sue alunne al tranello della stereotipizzazione del buono e del cattivo, così come si è fatto finora, d’altronde, della giornata dedicata alle vittime della Shoah: non si è condotto un discorso costruttivo, infatti ora siamo tornati ad essere fascisti e fasciste, solo che non lo sappiamo più, perché non c’è più quello stile futurista, quella parlantina del ventennio che oggi ci fa tanto ridere. 

Oggi siamo più avanti: respingiamo i "clandestini" alle frontiere, li ributtiamo in mare incontro a morte certa. Non costruiamo più camere a gas, né forni crematori. C’è il mare, il freddo, la notte e la tempesta a fare il lavoro sporco al posto nostro. 

Ecco perché la Preside ha fatto bene a rifiutare l’invito delle istituzioni: senza un dialogo vero, non c’è un futuro possibile.

Esprimo tanta solidarietò alla Preside che si è sempre distinta per le sue scelte didattiche volte a non fare della sua scuola un contenitore ideologico.

#la foto è stata presa da www.anpi.it#

 

 

 

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