Ieri,
ore 17.00 (ce piacerebbe), all’università di Roma La Sapienza,
facoltà di Economia, ho scoperto una donna fantastica: Anna Simone.
E ve ne voglio parlare. È intervenuta nel primo dei cinque seminari
promossi da Link (sindacato studentesco).
Il
seminario ruotava intorno al tema della donna nel lavoro.
Dopo
una serie di martellamenti sulle ovaie da parte di Claudia Bella
della CGIL e di uno sguardo abbastanza poco critico da parte di
Giovanna Indiretto dell’ISFOL sulle donne nel mondo del lavoro, c’è
stato l’intervento di Anna Simone, semplicemente grandioso: ha
parlato di cose come la femminilizzazione del lavoro
e il bio-capitalismo.
[Ho
preso appunti frenetici, quindi prendete questo breve report come un
invito ad approfondire il pensiero della Simone e di chi ha lavorato
come lei all’argomento.]
(che
ondata di freschezza, che ho sentito…)
Secondo
lei siamo passati ad un periodo di post fordismo, in cui è cambiato
il sistema di produzione. Ora, le richieste fatte a chi offre la
propria forza-lavoro nel mercato, riguardano in particolare la sfera
sessuale, sfera che come ha evidenziato la professoressa riguardava
una volta il privato. Conseguenze immediate? Il lavoro non
è più scisso dal corpo, dalla sensualità. Ha
fatto l’esempio degli/delle operatrici/operatori dei call center, che
devono essere sempre gentili, accoglienti, così come le commesse,
cui è richiesta la famosa “bella presenza”.
Tutto
questo ragionamento è da inquadrare nella sua lotta per il reddito
minimo garantito, perché secondo lei, se i/le laureati/e non possono
scegliere che lavoro fare, quindi se non c’è libertà di
scelta e si opta per
un’assunzione in un ambito lavorativo che non c’entra nulla con
quello in cui vorremmo effettivamente lavorare, si deve parlare di
prostituzione di massa,
proprio perché non c’è scelta possibilità di scelta, e di
erotizzazione del lavoro,
cioè il ben noto sfruttamento del corpo e della sensualità dello
stesso nell’ambito lavorativo.
Terzo
concetto molto interessante è stato quello del lavoro di
cura, ovvero il caso, appunto,
delle colf e delle badanti, che non hanno una vita privata perché
devono badare agli anziani H24 (e da cui molto spesso devono
allontanarsi per molestie sessuali).
Quindi:
prostituzione di massa, erotizzazione del lavoro, lavoro di
cura. Queste le nuove categorie
con cui analizzare il mondo del lavoro, inserito in un sistema
bio-economico,
che
sfrutta quindi la vita stessa.
Da
una parte una sociologa, dall’altra una sindacalista. La Simone, a
mio parere giustamente, diceva alla sindacalista che le lotte non
funzionano, non danno frutti, perché le situazioni odierne vengono
analizzate con una griglia interpretativa vecchia, ancora fordista.
Che,
secondo la Simone, è anacronistica.
Ecco
quindi a cosa può portare uno studio fatto nell’ottica dei gender
studies: scoperte che non riguardano solo le donne, ma giovano anche
agli uomini, ai giovani, alle giovani, e al mondo degli/delle
immigrate.
#la foto, come al solito, è di RiotClitShave#